martedì 31 marzo 2009

La matematica è un opinione!

Quando qualcuno vi dice che esistono grandezze scientificamente misurabili, come la velocità, le distanze, il tempo, non credetegli...sono solo opinioni e nemmeno delle più accreditate, a quanto sembra.
Il tempo, ad esempio, Einstein soleva dire che è relativo, è verissimo, infatti chiedete a un ragazzo che è in compagnia di una ragazza che gli piace, quanto è lunga un'ora e poi chiedete allo stesso ragazzo quanto è lunga l'ora di attesa prima di fare un esame e vi risponderà un battito di ali, il primo, un'eternità, il secondo, quindi tutti d'accordo è relativo. Ma è relativo il modo di rapportarsi allo scorrere del tempo, non il tempo in sè, altrimenti non ci sarebbero gli orologi.
Chiarito questo...diciamo che io, esca di casa alle otto e cinque, e per fare questo mi sia svegliata intorno alle sette...se io uscissi di casa alle otto meno cinque, a che ora mi potrei svegliare??
Domandina semplice semplice...no??
Risposta non altrettanto semplice...alle sei!!!
Altro quesito facile facile: mettiamo che io percorra 25 Km in 20' ? che velocità media avrei mantenuto??
Esperti si sono riuniti e mi hanno detto che la media è di 30 Km/h...
Ora mi rimetto alla vostra clemenza, o mi aiutate a bruciare i libri su cui ho studiato fior di anni, o mi consigliate il numero di un buon psicologo...perchè vi confido un segreto io con questi esperti in materia devo ancora passarci parecchio tempo...me tapina!!!

Ci sono cose che non puoi cambiare...per tutto il resto c'è master card!!

Premesso che io mi sento e sono un'asociale vera, una che non dà volentieri il proprio numero di cellulare (anzi che l'ha proprio negato ad una collega della ssis, per ovvia gelosia del proprio tempo libero...), una che se qualcuno che non conosce bene, o che non stima le chiede amicizia su facebook, ignora deliberatamente la richiesta, una che odia il contatto forzato con altre persone con cui non sia voluto, insomma ci siamo capiti una così.
Premesso questo, è ovvio che il mio comportamento con le persone è tale da far capire come la penso...prendiamo il caso che io sia seduta, comodamente (si fa per dire...) alla mia scrivania, e abbia gli auricolari nelle orecchie, entra un tizio...io alzo a malapena lo sguardo per salutare e poi mi rituffo nel monitor del computer( non dico volutamente pc perchè è un mac...)...sono possibile varie interpretazioni del mio gesto:
a) il tipo in questione non cattura il mio interesse
b) il tipo in questione oltre a non catturare in alcun modo il mio interesse, mi sta anche antipatico
c) il tipo in questione,non cattura il mio interesse, mi sta antipatico e non voglio averci a che fare.
d) tutte le risposte precedenti sono giuste.
  Invece, il tipo in questione mi parla, costringendomi a togliermi gli auricolari tra l'altro, e per dirmi cosa: 
"Meno male che sei dimagrita dopo la gravidanza..."
Meno male?? per chi? e soprattutto per cosa??
Tu chi sei? quello che mi doveva dare da mangiare o quello a cui era capitata sorte peggiore e mi doveva cucire i vestiti??
Ma perchè sentiamo il bisogno di parlare, quando nel silenzio c'è tutta quella saggezza che altrimenti non si può celare??
Perchè rovinare quei secondi di gloria che fanno di noi tutti le persone più intelligenti del mondo, con le parole più cretine che esistano??
Tacete, ragazzi, tacete...e concedeteci il beneficio del dubbio sulla vostra presunta intelligenza.

Le mancanze

Oggi mi sono trovata a ripensare a qualcosa del mio passato a cui non pensavo da secoli.  Mi sono resa conto che a volte,però, le cose del passato ci mancano così tanto da riprendersi un posto nel presente. Così mi succede quando ripenso alla danza. 
C'era qualcosa nel danzare di catartico, di liberatorio...nel ripetere un esercizio che si chiama adagio (ed è infatti di una lentezza logorante, per l'equilibrio e la stabilità del ballerino...)si ripeteva un rito propiziatorio in cui ci si liberava di tutto il contenuto della mente a favore di una concentrazione vera, reale, tesa a conseguire un risultato decente, senza perdere nemmeno per un attimo l'equilibrio. Quando sei al centro della stanza davanti ad uno specchio che ti serve a controllare in ogni momento che la tua posizione si mantenga esatta e il sudore percola in piccole goccioline dalla fronte, lungo la schiena in uno stillicidio che ti rende impossibile concentrarti, ma continui a tenere duro e non perdere nemmeno per un attimo la posizione, l'equilibrio, come se sotto di te ci fosse un baratro aperto pronto ad accoglierti al minimo sbaglio, ti senti libera, immensa, sola e nello stesso tempo completa!
Bè quella concentrazione, quella capacità di non perdere l'equilibrio, di non farsi distrarre da nulla, mi manca. Mi manca la forza che la danza richiedeva, mi manca non riuscire più a completare un adagio senza pensare ad altro, mi manca sentire che i miei muscoli gridano non ce la faccio più, mentre l'animo è pervarso da ogni sorta di emozione che la musica trasmette...e credetemi niente è bello come la danza!!

lunedì 23 marzo 2009

Se...

"Se riesci a mantenere il controllo quando tutti intorno a te lo perdono
e te ne fanno una colpa;
se riesci ad aver fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
ma concedi attenuanti al loro dubitare;
se riesci ad aspettare e a non stancarti nell’attesa,
o quando gli altri mentono tu non ti abbandoni alla menzogna,
o quando ti odiano non ti abbandoni all’odio,
e tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggiamente;
se riesci a sognare senza che i sogni diventino il tuo padrone;
se riesci a pensare e a non fare dei tuoi pensieri il tuo scopo,
se riesci ad affrontare il Trionfo e la Sconfitta
e a trattare questi due impostori allo stesso modo;
se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto
distorta da bricconi per abbindolare gli sciocchi,
o a vedere le cose a cui tu hai dedicato la vita, rotte,
e a chinarti e ricostruirle con arnesi logori;
se riesci a fare un solo fascio di tutte le tue vincite
e rischiarle in blocco a testa e croce,
e perdere, e ricominciare tutto da capo,
e non dire una parola sulla perdita;
se riesci a costringere cuore, nervi e tendini
a servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
e a non mollare quando non resta altro in te
che la Volontà che dice “Non mollate!”
Se riesci a parlare alla folla e a mantere la tua integrità,
a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
se né i nemici né gli amici più cari possono ferirti,
se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
se riesci a riempire un implacabile minuto
con sessanta secondi degni di essere vissuti,
tua è la Terra e tutto quello che è in essa,
e, quel che più conta, tu sei un Uomo, figlio mio."  
Almeno questo era quello che diceva Kipling...ma se non ci riesci, come me in questo momento,...io ti consiglio semplicemente di pregare.
Qualcosa succederà prima o poi.
Buona settimana!

sabato 21 marzo 2009

Della sparizione dei chili...

Ultimamente mi perdo le cose, non mi ricordo dove le metto, non mi ricordo che stavo facendo e pur non essendo bello, cerco di tirare avanti ma proprio non so perchè la gente ci tiene a farmi notare che mi sto perdendo i chili.
Vi spiego: è stata una settimana piuttosto difficile, lavoro da mandare avanti, tesi da scrivere( per l'abilitazione ) e famiglia che richiede il giusto bagaglio di attenzioni, e il mio ultimo pensiero è stato sapere esattamente cosa ho mangiato e in che quantità. 
Ma per la gente sembra sia diventato un chiodo fisso.
Vado a lavoro incontro una del reparto amministrazione che mi fa una ramanzina sul : ma stai mangiando? ma stai mangiando abbastanza? 
Torno da pranzo ( perchè io pranzo, nonostante quello che pensa la gente, ndr) e incontro un'altra tipa:  mamma mia come sei sciupata...cioè stai bene, ma ora basta! Sei dimagrita troppo, ma stai mangiando? 
Sì, sono appena tornata da pranzo e poi sono sciupata o sto bene??!!
Esco dal lavoro mi fermo in un negozio a fare la spesa, incontro un'amica di mia madre: ma non ti avevo riconosciuto sei diventata troppo magra! 
E vai...
Ora siccome io sono una un poco permalosa e puntigliosa e ammetto di esserlo, ho fatto un check mentale di come sono stata negli anni...e ho trovato ( confermato da fotografie e capi di abbigliamento che ancora conservo) che a 15 anni ero così, a 25 ero così, a 30 ero così....solo tra i 18 e i 21 più o meno ero un po' più in carne, ma siccome queste persone non mi conoscevano neanche, in quella fascia di età a che cosa si riferiscono quando dicono che sono dimagrita??
Mumble mumble...ci sono! Al periodo della gravidanza e almeno parte dell'allattamento...urge spiegazione scientifica allora, perchè forse non tutti sanno che... il pancione e i chili che  si mettono inevitabilmente con il pancione poi se ne vanno se non si continua a mangiare per due, che quando una donna mette al mondo un bambino  poi questo comincia a nutrirsi da solo...e la donna può riprendere la sua vita di sempre.
Anzi la vita che si riprende ha un ritmo un po' più rapido, tutto si muove a velocità maggiore soprattutto per chi come me deve combattere con un lavoro precario che ci costringe a fare il massimo per raggiungere , invece, un po' di stabilità, e una bimba vivace.
A chi, come me, dopo quasi sette anni di esperienza nel settore della ricerca è costretta in attesa che parta il nuovo contratto a tempo determinatissimo a lavorare gratis, a chi come me, sta prendendo in seria considerazione di partire per andare a cercare fortuna dove forse ancora qualcosa c'è, a chi come me, combatte con la crisi economica e con la voglia di comprare la macchina dei sogni al proprio marito senza nemmeno porsi una domanda, a chi come me, quindi può darsi che capiti qualche volta di dimenticare di mangiare ma non è sicuramente per la voglia di apparire bensì per la necessità di fare altro...
Allora a tutti voi chiedo, se vi piace come sono e volete fare un complimento, fatelo , ma non siate pesanti fermatemi a quello, e se invece, non vi piaccio limitatevi a girarvi dall'altra parte...come faccio sempre io con voi.
Buona domenica!
 

sabato 14 marzo 2009

Con l'arrivo della primavera....

...tutto quello che una spessa coltre di neve aveva coperto, esce allo scoperto. Capite a mè, proprio tutto!
Odio, quando uscendo con mio marito e mia figlia, incontriamo qualcuno che esordisce rivolto sempre a mio marito : ora ci vuole l'altro (figlio... ndr) considerandomi un' appendice senza pensieri e parole...ma esistono ancora queste convinzioni?
Per non parlare di quando incontriamo qualche amica di mio marito che esordisce con frasi del tipo:" Ma tua figlia è bellissima!!! A chi somiglia??"
Tentazione fortissima quella di rispondere: all'idraulico o al postino, ora dovrei giusto fare due conti...

mercoledì 11 marzo 2009

strana la vita...

La vita è un susseguirsi di scelte, di bivi, di attimi in cui si sceglie di fare o di non fare qualcosa.
Non possiamo stabilire a priori cosa ci accadrà, e anche quando crediamo di aver raggiunto un porto sicuro e di essere fuori dalla tempesta, il destino, che sembra abbia molta più fantasia di noi ci rimette alla prova, nuove persone da conoscere, nuove decisioni da prendere, nuove stradine da percorrere o da non percorrere.
La vita è un esperimento continuo, e spesso dal nostro sperimentare in qualche modo dipende anche la vita degli altri, di quelli che ci hanno incrociato per un attimo, o di quelli con cui decidiamo di percorrere gran parte della strada.
Capire ogni cosa che ci accade è impossibile, solo perchè impossibile è la nostra prontezza a cambiare direzione, a farci trasportare dalla corrente, pretendiamo di essere i capitani di noi stessi, solo che non abbiamo idea di quale sia la meta... 

venerdì 6 marzo 2009

Giornate decisamente no!

Ci sono giornate che, già dalle prime luci dell'alba, si intuisce saranno giornate brutte.
Quando ti svegli di soprassalto perchè ti rendi conto che tua figlia si sta catapultando, nel sonno, dal letto.
Quando durante la strada per arrivare al lavoro, strada rigorosamente innevata perchè è solo il 6 di marzo in fondo, affronti discorsi sul bilancio familiare che essendo periodo di crisi, già si sa....
Quando arrivata al lavoro ti godi un piccolo momento in compagnia di una collega a sorseggiare un  caffè e ti viene detto, da altri con cui tu non vorresti parlare ma che si arrogano il diritto di parlare con te, che non hai diritto a sederti perchè non sei strutturata.
Quando dopo aver eseguito alla lettera degli ordini (perchè non essendo strutturata non puoi prendere alcuna iniziativa o pensare...) ti viene detto che gli ordini eseguiti non avevano alcuna logica ( del resto l'ho sempre pensato anche io.....).
Quando colleghe "future insegnanti" ti dicono che hanno semplificato un progetto mentre è palese che semplicemente non lo sapevano fare.
Quando succede tutto questo la giornata è inevitabilmente rovinata...e quando tutto questo succede di venerdì vi posso assicurare che anche il weekend che verrà sarà ugualmente terribile.
Provare per credere!

mercoledì 4 marzo 2009

Volo pindarico......

“Non aver paura, anche se non ci conosci, sappi che non vogliamo farti del male.”
“Sì, ma dove siete?! Non riesco a vedere niente.”
Una forte luce, densa, mi impediva di vedere…eppure non avevo alcuna paura, ero tranquilla, rilassata, in balia forse di un sogno realizzato. Ad un tratto il pavimento della terrazza scomparve, la mia casa, i giardini, le altre case non c’erano più. Non provavo alcuna sensazione, mi sentivo leggera e riuscivo ad ascoltare il battito del mio cuore leggermente emozionato, nel silenzio profondo della notte.
“Dove mi trovo?” chiesi, per lo più a me stessa, per spezzare quel silenzio che stava per diventare tetro. La risposta mi sorprese profondamente.
“Fuori dal tempo e dallo spazio, nell’eterno dove tutto è.”
“Eterno…non ho mai pensato a cosa fosse l’eterno, forse non ho nemmeno creduto veramente in un eterno.”
“Sì, anche per gli altri è stato così.”
“Altri?! Volete dire che altri uomini hanno avuto la mia stessa fortuna di conoscere l’eterno.”
“Sì, è così.”
“E perché nessuno ne ha mai parlato?”
“Te ne accorgerai.”
“Ma voi chi siete? Da dove venite?”
“Non ha nessuna importanza chi siamo e da dove veniamo l’importante è che tu stai viaggiando nel tempo. Hai a tua disposizione tutto il passato. Scegli un personaggio, un’epoca che ti piacerebbe conoscere.”
“Chiunque?”
“Sì, chiunque.”
“Incontrando le persone giuste forse potrei scongiurare disastri, magari addirittura evitare guerre e risolvere i più grandi misteri della storia.”
“Non puoi correggere la storia, puoi solo conoscerla, viverla.”
“Certo, avrei dovuto saperlo. Scusatemi, mi dispiace di essermi fatta prendere dall’entusiasmo.”
“ Non ti devi scusare, purtroppo è proprio dell’uomo, cercare di correggere i suoi errori una volta commessi, ma non fare nulla prima di evitarli.”
“Non è molto consolante ma come si dice : Mal comune mezzo gaudio. Ho la possibilità quindi di poter conoscere uomini illustri dei secoli precedenti?”
“Sì. Vuoi conoscere qualcuno in particolare?”
“Credo di non avere dubbi: rotta sul 1656, capitano, voglio conoscere Mounsieur Blaise Pascal.”
“Ottima idea.”
Fu l’ultima cosa che disse la voce amica e poi…il buio.Quando riapparve la luce eravamo davanti casa di Blaise Pascal. Era il 24 gennaio del 1656, la voce mi disse che avevo soltanto 4 ore di tempo dopo le quali avrei dovuto farmi trovare lì o mi avrebbero lasciato per sempre nel 1656.
Poi il silenzio, non che non ci fossi abituata.
Con il cuore in gola, presi il coraggio a due mani e mi avvicinai al portone di casa Pascal ma prima guardai istintivamente l’orologio. Sia per regolarmi sul tempo a mia disposizione, sia per vedere se era un orario adatto ad una visita. Ma il mio orologio non dava segni di vita, le lancette giravano all’impazzata: il viaggio doveva avere avuto un brutto effetto su i suoi ingranaggi.
Allora fermai un passante decisissima a voler sapere che ora era. Ma questi alla mia gentile richiesta, spaventatissimo, si allontanò da me urlando:
“ Mon dieu, mon dieu, les invasione barbares.”
Io non conosco il francese ma non mi ci volle molto a capire che mi aveva preso per un’incivile.
Ormai era andata! Dovevo bussare, qualsiasi ora fosse. Bussai mi venne ad aprire un uomo sulla quarantina, in livrea capii subito che doveva trattarsi del maggiordomo. Sperando che non si facesse prendere dal panico anche lui, vedendomi, dissi nel mio migliore francese :” Je cherche mounsieur Blaise Pascal.”
Mi rispose : “Suivre moi.” Aggiungendo a queste parole una smorfia di disprezzo. Era abbastanza chiaro che nella Francia del seicento non era molto apprezzato il mio modo di vestire!
Mi portò in una grande stanza, arredata con buon gusto, luminosa con un grande caminetto acceso e sul caminetto un grosso orologio, doveva essere del ‘500 o giù di lì, comunque l’importante era che segnasse l’ora e segnava esattamente le 4 del pomeriggio. Stavo guardandomi un po’ in giro ammirando la stanza, quando fui interrotta da una voce maschile, abbastanza giovanile forse sulla trentina che mi disse:
“Bonsiour madamoiselle.”
“Buonasera.” Risposi ormai quasi rassegnata al fatto che non mi capisse ed invece con mia grande sorpresa.
“Lei è italiana?” chiese in una perfetta pronuncia italiana.
“Sì e non immagina quanto sia contenta che anche lei lo parli.”
“Purtroppo, io conosco l’italiano.”
“Purtroppo? Vecchi rancori o devo prenderla come un’offesa personale.”
“Mi dica lei non sarà per caso una giornalista?”
“In erba.”
“E quindi decisissima a sapere tutto di me.”
“Come mi si può biasimare se voglio conoscere tutto di un uomo del suo ingegno. E poi la curiosità è la molla del sapere.”
“Ma stia attenta signorina, la curiosità a volte si riduce a vanità. Il più delle volte si vuole sapere solo per parlarne. Non si viaggerebbe per mare per non dirne nulla e per il sole piacere di vedere, senza speranza di raccontare un giorno e così è per tutte le altre cose.”
“Non crede però che la vanità, la voglia di essere sempre migliori possa aiutare l’uomo ed il mondo a migliorarsi veramente?”
“Noi non ci accontentiamo della vita che abbiamo in noi e nel nostro proprio essere: vogliamo vivere nel pensiero degli altri di una vita immaginaria, e per questo ci sforziamo di apparire e non di essere. Noi lavoriamo senza posa per abbellire e conservare il nostro essere immaginario e trascuriamo quello reale. E se abbiamo o serenità, o generosità,o fedeltà, subito ci affrettiamo a farlo sapere, per aggiungere queste virtù anche al nostro essere immaginario, e pur di aggiungerlo a questo lo toglieremmo piuttosto al nostro essere reale; noi accetteremmo di buon grado di essere vigliacchi purché ce ne venisse fama di essere valorosi. Chiaro segno della nostra nullità, non essere mai soddisfatti del nostro essere reale senza quello immaginario, e scambiare anzi spesso l’uno con l’altro! Come vede l’uomo, purtroppo,non riesce a leggere nella vanità la possibilità di migliorare il suo essere ma soltanto il suo apparire.”
“Lei crede, quindi, che l’uomo sia troppo impegnato a specchiarsi nell’acqua di un ruscello, anche se assetato, per poter capire di poterla bere.”
“Esatto! Se l’uomo cominciasse dallo studiare se stesso piuttosto che la sua immagine forse si avrebbe qualche risultato. Purtroppo l’uomo non avendo potuto risolvere i suoi problemi con il solo schioccare delle dita, ha pensato bene, per rendersi felice,di non pensarci e non si cura di niente se non del suo divertissement.”
“Parla del divertissement per quanto sono riuscita a capire come una fuga da se stesso, una fuga dall’essere per divenire pura forma. Per limitarsi ad esistere.”
“Gli uomini, mia cara, rinunciano a risolvere il problema della vita e si accontentano di riempire la vita pratica di distrazioni e divertimenti. Ma in questo modo non escludono l’infelicità perché questo rallegrarsi nella distrazione viene dal di fuori, da cose estranee a noi, e perciò da questo dipende e può essere turbato dal mancare di queste cose o dal loro mutare che rende inevitabile il dispiacere. La sola cosa che li consoli delle loro miserie è il divertimento, e tuttavia proprio questo è la più grande di esse. Perché proprio questo impedisce loro di pensare a loro stessi, e li conduce insensibilmente a perdizione. Senza questo si annoierebbero, e la noia li spingerebbe a cercare un mezzo più solido per uscirne. Ma il divertimento li dilette, e li fa arrivare alla morte insensibilmente.”
“In pratica il divertimento fa correre gli uomini verso il precipizio, senza preoccupazioni, dopo aver messo loro davanti un ostacolo per impedirgli di vedere. E così?”
“Sì, è proprio così!Tutto questo perché niente è insopportabile all’uomo come l’essere in pieno riposo, senza passioni, senza da fare, senza divertimento. Egli sente allora e solo allora tutto il suo niente, il suo abbandono, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua impotenza, il suo vuoto interiore. Immediatamente uscirà allora dal fondo della sua anima, la disperazione, il cruccio e soprattutto la noia, che è la rivelazione dell’insufficienza dell’uomo a se steso e della sua strutturale miseria. Il pregio fondamentale di tutte le occupazioni risiede proprio nel distrarre l’uomo dalla considerazione di sé e della sua condizione. Ecco spiegato il gioco, la guerra e tutto il resto.”
“Per lei, quindi, l’uomo non cerca i pericoli della guerra e la fatica degli impieghi, ma ricerca il trambusto che lo distoglie dal pensare a quella condizione o lo distrae. Per cui l’uomo non cerca mai le cose, non vive mai nel presente, ma in attesa del futuro.”
“Noi non ci atteniamo mai al presente. Noi anticipiamo l’avvenire come troppo lento a venire, come per affrettarne il corso; o richiamiamo il passato per fermarlo come troppo veloce:così imprudenti, che vaghiamo nei tempi che non sono nostri e non pensiamo al solo che ci appartiene; e così vani, che pensiamo a quello che non è più, e lasciamo senza rifletterci il solo che sussiste. È che il presente, l’ordinario, ci ferisce. Noi ce lo togliamo dagli occhi perché ci affligge. Esamini un attimo i suoi pensieri. Li troverà tutti occupati a pensare all’avvenire, che sia vicino, prossimo oppure remoto. Il presente non è mai il nostro fine, il passato ed il presente sono i nostri mezzi, solo l’avvenire è il nostro fine. Così noi non viviamo mai, ma speriamo di vivere, e sempre preparandoci ad essere felici, è inevitabile che non lo siamo mai.”
“Non riusciamo proprio a mettere in atto il carpe diem oraziano!”
“Lei…conosce Orazio?!”
“Non si faccia trarre in inganno dalle apparenze, spesso sono effimere.”
“Effimere…le apparenze?!”
“Sì, perché durano poco. Dopo che si conosce una persona ciò che prima era apparenza scompare per divenire essenza.”
“E lo sa perché siamo più propensi a lasciarci ingannare dalle cose effimere? Noi pensiamo perché sono tali cioè brevi : la brevità è uno stimolo a goderne. Ma in realtà noi ci lasciamo attrarre dalle cose effimere perché ne stendiamo infinitamente, nella fantasia, la durata. Se noi pensassimo di avere otto giorni soltanto di vita, penseremo ad utilizzarli più seriamente: e allora perché non utilizzare bene ogni giorno? Ogni giorno può essere l’ultimo. E poi,se vanno utilizzati bene otto giorni perché non tutti?”
“Se sta rivolgendo queste domande a me, è caduto male, sono la persona meno adatta a risponderle.”
“Perché?”
“ Bè, perché io in realtà la penso come lei, e cerco di fare quante cose posso in una giornata, per non lasciare niente di incompleto e di non fatto. Ma quando la sera rifletto sulla giornata mi accorgo di non essere ancora pronta alla morte, di avere bisogno di ancora qualche ora, e mi sento vuota ed inutile. Lei piuttosto se dovesse morire domani, avrebbe qualche rimpianto o penserebbe di aver speso bene i suoi 33 anni?”
“Lei ha messo il dito nella piaga. Purtroppo ho un rimpianto, un solo rimpianto, il matrimonio.”
“Il matrimonio? Non ci avrei mai pensato:lei che rimpiange di non essersi sposato. Era innamorato?”
“Sì, ero innamorato.”
“Lei era italiana,non è vero?”
“Ma allora lei sa già tutto di me.”
“No, si sbaglia. Ho solo tirato ad indovinare e mi ha aiutato il purtroppo di prima, quando mi ha detto che conosce l’italiano.”
“Acuta!”
“Forse, ma sicuramente attenta. Ma non cambi discorso:si diceva che era innamorato. Cos’è l’amore per lei e come lo definirebbe?”
“Non so cosa sia, né come definirlo so però quali ne siano le cause e le conseguenze. La causa come dice Corbeille è <> e gli effetti sono spaventosi. Questo non so che, così piccolo che non si può riconoscere, ha sconvolto, sconvolge e sconvolgerà tutta la terra, i sovrani, gli eserciti, il mondo intero. Ad esempio il naso di Cleopatra: se fosse stato più corto, tutta la faccia della terra sarebbe cambiata.”
“Oh, sono già le sei! Come passa il tempo quando si è in buona compagnia.”
“C’è qualche problema?”
“No, assolutamente, è soltanto che le vorrei chiedere tante di quelle cose che probabilmente, anzi, sicuramente non ce la faccio per tutte. Tra due ore devo andare via.”
“Lo vede sta di nuovo pensando al futuro.”
“Touche.”
“Badi al presente, chieda, mia piccola amica, e non perda altro tempo prezioso.”
“Va bene, mi scusi. Lei è un matematico, ed avrà sicuramente ammirato la precisione del metodo geometrico, che ne pensa allora del suo collega, concittadino, contemporaneo, Renato Descartes?”
“Bè, Descartes ha fatto un solo errore, nella sua filosofia, non nella sua matematica, quello cioè di poter pensare di adattare la precisione del metodo geometrico ai fatti umani. Studiando l’anima umana sono rimasto colpito dall’impossibilità di esaurire la simultaneità dei problemi umani con la lentezza del ragionamento, che li isola uno per uno e giunge alla soluzione di uno solo quando ha dimenticato l’impressione viva di quello precedente: tali impressioni sentimentali si accumulano però nell’anima e quindi non è arbitrario fondarsi su di esse anche quando non resta in mente il ragionamento esplicito. Il sentimento di cui parlo non è infatti istinto, bensì la traccia sentimentale rimasta nell’anima in seguito ad una passata attività di pensiero, non più attualmente esplicita. Così quelli che sono abituati a giudicare col sentimento non capiscono nulla in fatto di ragionamento, ma vogliono subito penetrare con un solo sguardo, e non sono abituati a ricercare i principi. Gli altri, come Descartes, al contrario, che sono abituati a ragionare per principi, non capiscono nulla in fatto di sentimenti, cercandovi principi isolati e non potendo abbracciare tutto con un solo sguardo.”
“Ma che differenza c’è tra la mentalità intuitiva e quella geometrica?”
“Nell’una i principi sono evidenti, ma lontani dall’uso comune; talchè, se manca l’abitudine, si fa fatica a voltare lo sguardo da quella parte; ma per poco che lo si volti, allora si vedono i principi perfettamente; e bisognerebbe avere la mente totalmente falsata per ragionare male su principi così tangibili che è quasi impossibile che sfuggano alla vista. Nella mentalità intuitiva invece i principi sono nell’uso comune e davanti agli occhi di tutti. Non è il caso di voltare lo sguardo né di farsi violenza, basta avere buona vista; bisogna però averla buona i principi infatti sono così legati e in così gran numero, che è quasi impossibile che non ne sfugga qualcuno; ma l’omissione di un principio conduce all’errore; perciò bisogna avere la vista ben netta per vedere tutti i principi e poi la mente ben equilibrata per non ragionare storto sui principi conosciuti. Tutti i geometri sarebbero dunque intuitivi se avessero la vista buona, poiché essi ragionano abbastanza bene sui principi che conoscono; e gli intuitivi sarebbero geometri se potessero piegare il loro sguardo ai principi inconsueti della geometria. Chiaro?”
“Sì, certo! Ma mi dica l’uomo finito ed infimo di fronte all’universo, potendo solo conoscere mediante la sua finitezza , non può conoscere Dio che è infinito. Infatti non si può sapere, si dice, quid sit Deus, benché si arrivi a sapere quia est. Lei da religioso quale è come spiega l’esistenza di Dio?”
“Dio o c’è o non c’è, non rimane che scommettere tra le due eventualità ugualmente probabili. Se c’è, non curandocene, ci danniamo eternamente; se non c’è, anche facendo vita religiosa e rinunciando ad alcuni piaceri, non perdiamo granchè poiché brevi ed inconsistenti sono i piaceri del mondo, specialmente se siano paragonati all’eventualità di una vita eterna felice. Bisogna quindi scommettere per l’esistenza di Dio e l’immortalità dell’anima.”
“Ha parlato di anima, a questo proposito il razionalismo platonico identifica l’uomo come puro spirito, pura anima, incarcerata accidentalmente in un corpo che gli rimane estraneo, ma essenziale. Invece, secondo il materialismo l’uomo si riduce a semplice animale. Lei dove colloca il suo uomo?”
“L’uomo non è né angelo né bestia. È pericoloso però mostrargli quanto sia uguale alle bestie, senza mostrargli la sua vicinanza ad essere angelo, perché allora si avvilirebbe e perderebbe ogni impegno morale. Ed è anche pericoloso mostrargli la sua vicinanza ad essere angelo senza mostrargli quanto sia uguale alle bestie, perché insuperbirebbe e crederebbe inutile ogni impegno morale. È utile però mostrargli l’una e l’altra cosa. Ecco perché se si esalta io lo deprimo, se si deprime io lo esalto; e lo contraddico sempre finchè non comprenda che è un mostro incomprensibile.”
“Ma questo mostro incomprensibile, avrà pure qualche pregio.”
“Vede, l’uomo è una canna, la più debole per natura, ma è una canna che pensa. Per schiacciarla non c’è bisogno che si armi l’universo intero. Un vapore, una goccia d’acqua bastano per ucciderlo. Ma quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe tuttavia più nobile di ciò che lo uccide, perché sa che muore; mentre l’universo che è più potente di lui non lo sa.”
“Grazie, mi ha fatto veramente piacere poter parlare con lei, ma purtroppo il tempo a mia disposizione è finito. Devo andare.”
“Anche a me ha fatto piacere poter scambiare quattro chiacchiere con una ragazza sveglia come lei…madamoiselle?..”
“Oh, il mio nome non ha importanza. Qualcuno dirà che la rosa anche se non si chiamasse rosa avrebbe lo stesso profumo e la stessa bellezza.”
“Anche questa volta ha ragione. Jacques? Accompagni la signorina alla porta. Allora arrivederci, mia piccola amica.”
“Addio.”
Lasciai casa Pascal con triste rammarico e feci appena in tenpo a raggiungere il luogo dell’appuntamento alle otto precise e poi…il buio ed il silenzio più assoluto…si ricominciava!
Questa fu l’ultima cosa che ricordo, poi mi svegliai nello studio, china sul libro di filosofia, stavo studiando Pascal. Era stato tutto un sogno, però che bel sogno!

lunedì 2 marzo 2009

Confessioni post weekend

Ok....confesso l'ho fatto!
Ho passato un weekend, l'ultimo, 
senza neanche avvicinarmi a qualcosa delle tremila che avevo da fare.
Ho fatto scadere la domanda per iscrivermi al corso serale di perito chimico...
sarà stato il mio inconscio... non voglio più essere una studentessa.
Ho tralasciato volutamente di dare uno sguardo alla relazione che avrei dovuto consegnare oggi, ed aggiungo meno male, l'ho guardata ora è tutta da rifare ( il bello di lavorare in gruppo.....una lavora e gli altri.......).
Ho evitato di aprire il mio portatile perchè sul desktop c'era il foglio excel con i dati che andavano elaborati.
Ho decisamente speso la maggior parte del mio tempo a giocare sul computer, niente di edificante ma l'ho trovato molto divertente, e alla domanda lo rifaresti risponderei sì, senza dubbio alcuno!
Ho comprato e mangiato due cannoli alla ricotta e ne sono fiera!
Ho guardato il mare e ho raccolto sassolini.......
Ho riso con mia figlia......
Insomma ho fatto tutto quello che non avrei dovuto fare e forse per questo oggi mi hanno detto che ero più splendente (o forse è un altro il mio segreto....)comunque sia... ridatemi la mia vita.....non voglio più essere multitasking voglio poter fare una cosa per volta e farla bene!

  

Ricordi.....

Ieri cercavo un libro per mia figlia a casa di mia madre e ho trovato i miei vecchi quaderni di scuola. E quando dico scuola intendo tutta la mia onorata carriera scolastica : dal quadernino di prima elementare al quaderno del terzo liceo con i temi e gli appunti di filosofia.
Non ho resistito ( il fiume in piena dei ricordi a volte è più forte di qualsiasi altra cosa....) e ho letto lo stralcio di un lavoro fatto in seconda liceo, un'intervista immaginaria a Blaise Pascal.
C'era anche la dedica del mio professore di filosofia diceva: "con l'augurio che un giorno tu possa leggerla su qualche giornale impegnato"non è successo....
Penso di postarla ....ma il punto è un altro: io mi sono resa conto di vivere di parole, scritte, parlate, pensate.....ma se da queste fantomatiche parole non sono riuscita a trarne un lavoro vero....che senso ha?