Sono stata lontana addirittura 2 anni...non ho giustificazioni...bensì solo scuse. E noi quarantenni abbiamo un sacco di scuse del resto abbiamo più esperienza: sono arrivata in ritardo...sai i bambini... non ho fatto la spesa...sai i bambini...non posso andare in palestra...sai i bambini... e via dicendo.
Ma questo anno ho deciso niente più scuse ( per cui non accennerò nemmeno a tediarvi con qualche nuova e buona scusa) ma ho deciso di agire, di fare quello che mi sembra giusto, o semplicemente che mi piace, o che mi sembra possa farmi sentire meglio.
Suona bene... anche se fa un po' crisi di mezza età ...ma chissenefrega.
Così decisa, senza più scuse mi iscrivo in palestra...direi la decisione più coraggiosa dopo il taglio dei capelli, il tatuaggio con il nome dell'ex e la dieta da lunedì prossimo.
Io, donna normale con i miei chili in più, portati con rassegnazione e allegria, arrivo in palestra e comincio il mio allenamento con sano entusiasmo, e quindi mi guardo intorno alla ricerca di sguardi amichevoli e complici delle altre donne .
Ma non so cosa mi aspetta...mentre mi guardo intorno il primo gruppo che colpisce la mia attenzione sono: Le Magre.
(Breve inciso le donne in palestra vanno almeno in coppia...come i carabinieri, e se tu sei da sola...sei già sfigata, sappilo.)
Ritorniamo a Le Magre...non sono solo un gruppo, sono una categoria , di cui tu donna in sovrappeso non potrai mai far parte, rassegnati. Loro sono scheletriche ma si sentono parecchio fighe e tu le guardi con quello sguardo tra il compassionevole e il disperato ( se ero tua madre ti facevo mangiare a forza!) e loro ti guardano invece con aria di sfida come se tu avessi mangiato loro tutte le merendine degli ultimi vent'anni, così tra sensi di colpa e domande tipo : ma le ossa in palestra che fanno? si lucidano? capisci che con loro non inizierai mai una conversazione e ti riguardi attorno.
Ed eccole arrivare: Le fighe!
Queste non hanno bisogno di presentazioni, sono le belle, quelle che hanno i completini più belli, i culetti più sodi, le ciglia più curate, il trucco più waterproof...e mentre tu sei lì che sembri un panda con il trucco colato dalla mattina sul tapis roulant ...loro stanno facendo il giro della palestra ...per farsi vedere da tutti/e ( che poi, per carità, è cosa buona e giusta) ma se non sei un gran figo non pensare minimamente che il loro sguardo si poserà su di te...piuttosto si farebbero strappare tutte le sopracciglia e magari tatuarsi un "non ti vedo nemmeno" che rivolgerti un sorriso o una parola.
Però la loro visione è comunque deleteria, tu alzi lo sguardo sulla tua immagine nello specchio e ti rivedi con il tuo fisico appesantito e con l'impellente bisogno di comprare qualcosa di più adatto all'occasione...e l'entusiasmo un po' scemato.
In ogni caso le palestre non possono essere frequentate soltanto da magre e belle...purtroppo...
Ci sono poi Le Habituè...cioè quelle che frequentano da tempo, magari sono anche istruttrici di qualcosa e quindi sicuramente in forma e sode...io le vedo accenno un mezzo sorriso di convenienza, quasi sofferente perchè l'entusiasmo è già calato e loro approfittano e mi dicono :non sarai mica stanca?
Io: no...
Loro: volevo vedere ...hai appena iniziato, su forza!!Che la strada è lunga!! Dobbiamo smaltire tutti i gelati di questa estate!!
Ti ricordo qualcuno che ti picchiava da piccola? Chi sei? e soprattutto cosa vuoi?
Ma le pagano per fare così? Ovviamente l'entusiasmo ha raggiunto il minimo storico e vorresti già uscirtene ma ...il destino ha in serbo per te ancora qualcosa.
Arriva quella in evidente sovrappeso, la guardo, mi sento come se avessi avuto una visione mistica tra il Dalai Lama e Madre Teresa... tra la compassione e la saggezza, poverina però si impegna... e il tuo sguardo si distende, ritrovi un po' del sano entusiasmo con cui eri arrivata e le sorridi, convinta di stabilire un rapporto empatico del tipo "io ti capisco, sorella"..."ti sono vicina" molto peace &love.
E così lei coglie il tuo sorriso lo ricambia e comincia a parlare.
Lei: Ciao, sai anche io una volta ero come te.
Io : Ciao ...in che senso?
Lei: In forma come te ...ma poi ...ho avuto le gravidanze, i figli...
Io: in forma?
Lei: Immagino che tu non abbia figli, vero? Perché i figli ti cambiano, niente rimane al suo posto, il fisico cambia e non torna più come prima ...purtroppo è così... io vi capisco voi donne moderne che decidete di non fare figli per non rovinarvi il fisico... del resto ...però io li ho tanto voluti i miei bambini, pensa che ancora ne allatto uno che ha cinque anni...ed è stupendo, e mi sento benissimo... e non sarei mai venuta in palestra costringendomi a lasciarli a casa se non fosse che mio marito ha insistito...
Voi donne moderne? La guardo non può avere più di trent'anni, trentadue al massimo...ne allatta ancora uno di cinque anni??Lei sta continuando a parlare, il mio sguardo si è trasformato da disteso in preoccupato e spero e prego che non mi faccia la domanda diretta ...ed invece
Lei : tu hai figli?
non riesco a pensare nulla... balbetto un sì timido...sperando che lei non lo colga
Lei: SI????
Io: si...no...insomma li ho adottati...già grandi ( sento che mi sto infilando in un ginepraio...)
Lei : ah bhè ...certo...certo del resto non era possibile e bla bla bla... continua a blaterare su cicatrici , in posti dove non batte il sole, parti del corpo cadute in un baratro infinito che nessuno vorrebbe conoscere nel dettaglio di ogni minima ruga, e anche altre cose troppo, troppo, decisamente troppo intime per chi come noi si è appena conosciuto...
Guardo l'orologio, si è fatto tardi...la interrompo, saluto e dico che devo andare.
Sulla porta mi ferma il responsabile, mi dice: ci vediamo domani?
Rispondo alzando le spalle...non so... sai i bambini...;-)
"Credo nell'amore e nella mutevolezza della fortuna. E credo nella scrittura, perchè la scrittura ha potere sul destino e sul tempo." (Federico Garcia Lorca)
mercoledì 26 agosto 2015
martedì 8 ottobre 2013
Parliamo di pubblicità…
Ho letto da poco, che Licia Colò ha rilasciato un’intervista
in cui si annoiava a giocare con la figlia di 8 anni che è, a dire della mamma,
particolarmente viziata e maleducata, mentre nella pubblicità della Kinder
passano il tempo a fare miliardi di cose insieme, tanto che mia figlia, guarda
la pubblicità con aria estasiata e poi guarda me con aria da inquisitore
spagnolo che chiede :perché tu non sei così con me??
Ora mi chiedo il signor Barilla aveva fatto una scelta di
marketing ed è stato aggredito dall’opinione pubblica e dai media, fin quando
non si è scusato di non avere una visione abbastanza aperta della famiglia e
della realtà, e quelli della Kinder ?
Non mi devono delle scuse?
E quelli del mulino bianco??
Non devono delle scuse alle galline. Cioè se io fossi una
gallina e vedessi Banderas parlare con le mie simili nella pubblicità mi
aspetterei di vederlo anche nella vita reale, poi mi vedo arrivare un tipo alla Pacciani che
ravana con le sue mani sudicie sotto il mio deretano ed ovviamente mi risento.
Possiamo continuare all’infinito, però quell’aria da “sentiti in colpa perché
non sei una brava mamma “ è la peggiore ed è il messaggio che viene fuori da
quasi tutte le pubblicità.
Quando la mamma prepara la merenda per il figlio e quest’ultimo
invita tutto il paese, la mamma mette in forno la fornitura di surgelati per il
supermercato sotto casa e serve tutti con un sorriso…
Ne vogliamo parlare?? Io mi sarei trasformata nella copia
esatta di una delle Erinni a scelta e come una furia avrei gridato fino a far
sparire anche l’ultimo essere non autorizzato a dormire nella mia stessa
abitazione.
E la mia indignazione cresce… e cresce anche quando quella
con aria serafica dopo essersi chiesta se c’è altra vita nell’universo, passa
alle domande serie della vita e cioè se sia o meno necessario pagare una
commissione ogni qualvolta si paga con il
bancomat… domande importanti.
E chi spiega alle bambine che le immagini delle modelle che
pubblicizzano profumi come fossero le cose più importanti dell’universo, non
facendo nulla se non flirtare, sedurre e spruzzarsi di profumo, non sono la
vita vera… sono visioni parziali, camuffate della vita, sono pubblicità
appunto, un po’ come le Barbie, tutte le bambine sognano di crescere e di
assomigliare ad una Barbie, molte di loro invece devono fare i conti con una
realtà diversa…ma non è che mi sia mai sognata di fare causa alla Mattel …
Sono io ad essere sbagliata o il mondo delle pubblicità è da
sempre un mondo finto, patinato, fatto di carta colorata…io non credo che
bisogna cambiare le pubblicità, bisogna cambiare noi stessi e smetterla con l’ipocrisia
di una perfezione inesistente inseguita a tutti i costi.
I miei figli sono belli (del resto ogni scaraffone, si sa…)
e forse sono intelligenti ( e questo glielo dirà la vita) ma io qualche volta
grido con loro, qualche volta facciamo dei bellissimi giochi insieme ed altre
volte semplicemente non mi va…per questo non mi sento una pessima madre, ma una
madre che impara e cresce con loro…e scusatemi se non sono perfetta!!!
domenica 6 ottobre 2013
Ma come faccio a non fare niente??
Come avete capito dal titolo...ho deciso di fare un post controcorrente.
Innanzitutto non mi profonderò in scuse infinite per aver pubblicato dopo decenni, tanto si sa che non riesco a pubblicare con una certa costanza...ed è quasi un vezzo, oramai ( non è vero, è che non ci riesco...) e vorrei parlarvi di come si fa a passare dalla vita impossibile di una mamma che lavora ad una vita irreale di una mamma che non lavora.
Ebbene sì sono di nuovo inoccupata, e non ho sbagliato termine volevo proprio dire inoccupata, non disoccupata, ma proprio senza occupazione...tranquilli non mi hanno licenziato, ma per motivi, che non sto qui ad elencare sono costretta a casa...in compagnia dei miei figli.
Quando si sta un po' di tempo a casa, come me in questo momento, e fin a poco tempo fa si sono contati i minuti per poter fare tutto, si capisce che la casa diventa un buco nero, ti avvolge, ti circuisce e ti inghiotte, non esiste più il tempo, i minuti, le ore si susseguono, nelle quattro mura sempre allo stesso modo scandite soltanto dall'unico grido che li unisce : Mammmmaaaaaa!!
Al primo che dice: allora se hai tutto il tempo che vuoi come mai non pubblichi di più, o non ti dedichi ai tuoi hobbies preferiti, gli salto addosso e mi attacco alla sua giugulare finché non vedo il sangue fluire a fiotti. Se vi state chiedendo da dove arriva tutto questo istinto violento, vi rispondo che è la cattività a fare tutto ciò e a caricare il mio istinto animalesco.
E del resto...non so voi, ma io sono seduta a scrivere questo post da meno di dieci minuti e mia figlia, la grande, è già venuta tre volte a chiedermi se avevo finito...mi serve un corso di yoga o di training autogeno...premesso che non si è ancora visto l'altro figlio perché dorme.
E tra meno di un secondo chiamerà dal bagno...ecco il richiamo della foresta...quando non funziona il "facciamo qualcosa insieme, mamma?" come dieci minuti fa, in cui le ho chiesto qualche minuto di tregua per scrivere questo post, funzionano le "funzioni fisiologiche":cacca, pipì, vomito.
Ne vogliamo parlare? Gli esserini che vivono con me sono programmati per eliminare ogni qualsiasi momento di tranquillità dal tuo vocabolario e farti odiare le loro funzioni fisiologiche e un po' anche le tue ( perché non le riesci più ad espletare e vorresti non doverle fare più): innanzitutto c'è la pipì...post pannolino, si deve fare sempre dopo che siamo tutti vestiti e stiamo per uscire, poi la cacca...qui è tutta una stessa epoca sia con pannolino che senza, è un immenso momento fecale collettivo che non finisce mai, mia figlia fa la cacca tre volte al giorno (e non vi preoccupate è normale, non sta seduta per più di un secondo a volta) per cui solitamente a pranzo, a cena e in un momento ludico a scelta vengo interrotta per pulire il sederino...e poi arriva il magico, l'unico, l'irripetibile vomito. Il vomito è il marchio di fabbrica dei bambini, è il loro punto vincente, se sono stanchi vomitano, sono malati, vomitano, sono semplicemente un po' seccati vomitano, si dice che sia legato ad un certo istinto di sopravvivenza, ma sicuramente non dei genitori. Vi risparmio la cronaca esatta di tutti gli episodi di vomito che ho dovuto pulire solo nell'ultima settimana, senza voler nemmeno contare quelli degli ultimi sette anni...ma la domanda nasce spontanea: quando finirà tutto ciò??
Innanzitutto non mi profonderò in scuse infinite per aver pubblicato dopo decenni, tanto si sa che non riesco a pubblicare con una certa costanza...ed è quasi un vezzo, oramai ( non è vero, è che non ci riesco...) e vorrei parlarvi di come si fa a passare dalla vita impossibile di una mamma che lavora ad una vita irreale di una mamma che non lavora.
Ebbene sì sono di nuovo inoccupata, e non ho sbagliato termine volevo proprio dire inoccupata, non disoccupata, ma proprio senza occupazione...tranquilli non mi hanno licenziato, ma per motivi, che non sto qui ad elencare sono costretta a casa...in compagnia dei miei figli.
Quando si sta un po' di tempo a casa, come me in questo momento, e fin a poco tempo fa si sono contati i minuti per poter fare tutto, si capisce che la casa diventa un buco nero, ti avvolge, ti circuisce e ti inghiotte, non esiste più il tempo, i minuti, le ore si susseguono, nelle quattro mura sempre allo stesso modo scandite soltanto dall'unico grido che li unisce : Mammmmaaaaaa!!
Al primo che dice: allora se hai tutto il tempo che vuoi come mai non pubblichi di più, o non ti dedichi ai tuoi hobbies preferiti, gli salto addosso e mi attacco alla sua giugulare finché non vedo il sangue fluire a fiotti. Se vi state chiedendo da dove arriva tutto questo istinto violento, vi rispondo che è la cattività a fare tutto ciò e a caricare il mio istinto animalesco.
E del resto...non so voi, ma io sono seduta a scrivere questo post da meno di dieci minuti e mia figlia, la grande, è già venuta tre volte a chiedermi se avevo finito...mi serve un corso di yoga o di training autogeno...premesso che non si è ancora visto l'altro figlio perché dorme.
E tra meno di un secondo chiamerà dal bagno...ecco il richiamo della foresta...quando non funziona il "facciamo qualcosa insieme, mamma?" come dieci minuti fa, in cui le ho chiesto qualche minuto di tregua per scrivere questo post, funzionano le "funzioni fisiologiche":cacca, pipì, vomito.
Ne vogliamo parlare? Gli esserini che vivono con me sono programmati per eliminare ogni qualsiasi momento di tranquillità dal tuo vocabolario e farti odiare le loro funzioni fisiologiche e un po' anche le tue ( perché non le riesci più ad espletare e vorresti non doverle fare più): innanzitutto c'è la pipì...post pannolino, si deve fare sempre dopo che siamo tutti vestiti e stiamo per uscire, poi la cacca...qui è tutta una stessa epoca sia con pannolino che senza, è un immenso momento fecale collettivo che non finisce mai, mia figlia fa la cacca tre volte al giorno (e non vi preoccupate è normale, non sta seduta per più di un secondo a volta) per cui solitamente a pranzo, a cena e in un momento ludico a scelta vengo interrotta per pulire il sederino...e poi arriva il magico, l'unico, l'irripetibile vomito. Il vomito è il marchio di fabbrica dei bambini, è il loro punto vincente, se sono stanchi vomitano, sono malati, vomitano, sono semplicemente un po' seccati vomitano, si dice che sia legato ad un certo istinto di sopravvivenza, ma sicuramente non dei genitori. Vi risparmio la cronaca esatta di tutti gli episodi di vomito che ho dovuto pulire solo nell'ultima settimana, senza voler nemmeno contare quelli degli ultimi sette anni...ma la domanda nasce spontanea: quando finirà tutto ciò??
lunedì 18 marzo 2013
Nunzio vobis....habemus insegnantem
Salve a tutti miei amati lettori ormai stanchi sicuramente dell'ultimo post... scusate la mia assenza che è da ascrivere a motivi logistici (maledetta organizzazione quotidiana!) ma prima o poi risolverò anche questi piccoli intoppi quotidiani ed allora prometto di esservi fedele...sempre...nella buona e nella cattiva sorte...
Allora bando alle ciance, che poi si fa per dire perché sempre di ciance trattasi...
Ne è passata di acqua sotto i ponti, un papa si è dimesso, un altro è già arrivato, e quindi un post era d'obbligo...non sia mai che non scrivo neanche ogni "morte" ( o dimissione) di papa....oggi vi voglio parlare d'altro però, vi voglio parlare della professione: Insegnante.
Io, quest'anno, sto vivendo la mia nuova professione per intero, con onori e oneri, con consigli e scrutini, colleghi, presidi, ragazzi indisciplinati e quanto altro si possa aggiungere alla già tormentata professione dell'Insegnante...ed ho capito alcune cose...
Innanzitutto, io ho la fortuna/ sfortuna di insegnare in istituti tecnici e professionali, questo vuol dire che i ragazzi non sono "molto" motivati allo studio, quindi fortuna perché è con il mare forte che si vede il bravo capitano, e sfortuna perché magari con alunni più motivati si potrebbe fare di più...ma in ogni caso queste poche regole valgono sempre, e sono derivate più da scambi social-culturali con i colleghi che da altro:
1) non ci saranno altri insegnanti oltre a quello/a di disegno!
2) solo l'insegnante di disegno dirà la verità e la verità soltanto...
3) onora i quattro dei colleghi, perché sanno quello che fanno...
4) non superare i voti dei colleghi, a meno che non dichiari l'incapacità di intendere e di volere...
5) non chiedere mai...sbaglia con la tua testa
6) non fare esperimenti che i colleghi non hanno mai fatto...o peggio che non sanno rifare...
7) non essere troppo giovanile né gioviale...non si addice alla professione
8) non usare la LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) ed altri strumenti multimediali se non strettamente richiesto
9) non voler fare collegamenti interdisciplinari...
10) soprattutto non trattare i ragazzi come se volessero imparare...
Allora bando alle ciance, che poi si fa per dire perché sempre di ciance trattasi...
Ne è passata di acqua sotto i ponti, un papa si è dimesso, un altro è già arrivato, e quindi un post era d'obbligo...non sia mai che non scrivo neanche ogni "morte" ( o dimissione) di papa....oggi vi voglio parlare d'altro però, vi voglio parlare della professione: Insegnante.
Io, quest'anno, sto vivendo la mia nuova professione per intero, con onori e oneri, con consigli e scrutini, colleghi, presidi, ragazzi indisciplinati e quanto altro si possa aggiungere alla già tormentata professione dell'Insegnante...ed ho capito alcune cose...
Innanzitutto, io ho la fortuna/ sfortuna di insegnare in istituti tecnici e professionali, questo vuol dire che i ragazzi non sono "molto" motivati allo studio, quindi fortuna perché è con il mare forte che si vede il bravo capitano, e sfortuna perché magari con alunni più motivati si potrebbe fare di più...ma in ogni caso queste poche regole valgono sempre, e sono derivate più da scambi social-culturali con i colleghi che da altro:
1) non ci saranno altri insegnanti oltre a quello/a di disegno!
2) solo l'insegnante di disegno dirà la verità e la verità soltanto...
3) onora i quattro dei colleghi, perché sanno quello che fanno...
4) non superare i voti dei colleghi, a meno che non dichiari l'incapacità di intendere e di volere...
5) non chiedere mai...sbaglia con la tua testa
6) non fare esperimenti che i colleghi non hanno mai fatto...o peggio che non sanno rifare...
7) non essere troppo giovanile né gioviale...non si addice alla professione
8) non usare la LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) ed altri strumenti multimediali se non strettamente richiesto
9) non voler fare collegamenti interdisciplinari...
10) soprattutto non trattare i ragazzi come se volessero imparare...
mercoledì 30 maggio 2012
Io e le commesse...
Lo so , lo so...i miei post sono sempre più radi, ma così è... anche se non vi pare, purtroppo.
Comunque non sono qui per divagare.
Io e le commesse, come dice il titolo, abbiamo sempre avuto un rapporto difficile, tempestato di alti e bassi, di rotture e amicizie...insomma direi una relazione complicata, come va ora di moda.
Che poi non capisco perché le persone decidano, in pieno possesso delle loro facoltà, di avere una relazione complicata con chicchessia...ma se va bene a loro, a me non tanto nemmeno con le commesse.
Quando ero piccola, ormai secoli fa, mi piaceva molto fare la commessa, vendevo qualsiasi cosa si trovasse in casa, soprattutto le scarpe di mia zia, con suo sommo piacere. Mi piaceva servire il fantomatico cliente, soddisfarlo in qualche modo, con la cosa che cercava e poi impacchettare l'oggetto, ringraziare, prendere la giusta ricompensa in denaro, tutti gesti dal fascino estremo, almeno per me.
Ora da adulta mi trovo a combattere con gente che è come se fosse improvvisata in quel ruolo, non che si debba studiare per fare la commessa, per carità ma saperci fare è molto importante.
Giorni fa entro in un negozio e chiedo se avevano un articolo specifico, la signorina mi guarda come se avessi appena chiesto un acceleratore di particelle portatile alla Gelmini ad occhio e croce, ma invece trattasi di un articolo in vendita da loro (giuro...nda) così più stupita che persuasa dalla mia richiesta tira fuori un catalogo, dicendomi prontamente che "qualora lo avesse trovato sul catalogo, me lo avrebbe potuto anche ordinare" ( ovviamente la frase è mia perché non avrebbe centrato un congiuntivo nemmeno leggendo...nda). Oplà apre il catalogo e lo sfoglia...arrivata ad una cosa che si poteva avvicinare a quello che chiedevo, la fermo e con il catalogo al contrario leggo comunque che erano proprio quello che cercavo. Lei, nonostante fosse a favore di lettura non trova la dicitura e mi dice "Glielo giro così magari legge meglio?" Per me, va bene, penso io, ma per te come facciamo, visto che non lo sai leggere nemmeno diritto?
Parentesi chiusa, fosse per me io in quel negozio non ci entrerei più...poi il paesino è piccolo, i negozi languono e forse quando avrò dimenticato l'accaduto ci rientrerò tranquillamente.
Tra l'altro questa appartiene alla categoria commessa-proprietaria, le peggio...perché se la commessa non sa fare il suo mestiere il proprietario è costretto comunque a pagarle lo stipendio, ma se non lo sa fare la proprietaria credo che sia un guaio.
Esiste poi il tipo che si offende se non trovi qualcosa di tuo gradimento nel suo negozio, così tu chiedi una cosa e lei ti dice no, non c'è, ne chiedi un'altra e lei, no, non li abbiamo mai avuti, rincalzi la dose e vai con la terza richiesta, mi dispiace l'avevamo, ma adesso è finito...tu, a quel punto cedi e vai via, del resto acquistare qualcosa che non ti serve o che non ti piace con questi chiari di luna non è proprio cosa e lei quando tu esci ti mette su il muso, con la severa espressione di un bambino a cui non hai comprato le caramelle e quasi quasi non ti saluta più o se lo fa lo fa con molta difficoltà...
Ma ci sono anche quelle brave, quelle che lavorano bene, che riescono a venderti l'impossibile e tu sei contenta...quelle che entri che hai bisogno solo di una cosina ed esci con due buste piene, e quelle di solito spariscono, licenziate, trasferite...insomma perse. A questo proposito colgo l'occasione per cercare la mia commessa preferita che era la direttrice di un negozio di abbigliamento per bambini di una marca nota...chiunque avesse capito e avesse notizie di dove sia andata a finire è pregato di dirmelo.
Ed infine, per ultima ma solo nella mia lista immaginaria ci sono le artiste commesse, costrette a vendere la propria arte a gente incompetente ed insolente, e questo non dovrebbe succedere. L'artista dovrebbe essere libera di dare sfogo alla sua vena creativa senza combattere con bollette e pagamenti, ma purtroppo in Italia cultura e arte difficilmente danno da mangiare.
Comunque non sono qui per divagare.
Io e le commesse, come dice il titolo, abbiamo sempre avuto un rapporto difficile, tempestato di alti e bassi, di rotture e amicizie...insomma direi una relazione complicata, come va ora di moda.
Che poi non capisco perché le persone decidano, in pieno possesso delle loro facoltà, di avere una relazione complicata con chicchessia...ma se va bene a loro, a me non tanto nemmeno con le commesse.
Quando ero piccola, ormai secoli fa, mi piaceva molto fare la commessa, vendevo qualsiasi cosa si trovasse in casa, soprattutto le scarpe di mia zia, con suo sommo piacere. Mi piaceva servire il fantomatico cliente, soddisfarlo in qualche modo, con la cosa che cercava e poi impacchettare l'oggetto, ringraziare, prendere la giusta ricompensa in denaro, tutti gesti dal fascino estremo, almeno per me.
Ora da adulta mi trovo a combattere con gente che è come se fosse improvvisata in quel ruolo, non che si debba studiare per fare la commessa, per carità ma saperci fare è molto importante.
Giorni fa entro in un negozio e chiedo se avevano un articolo specifico, la signorina mi guarda come se avessi appena chiesto un acceleratore di particelle portatile alla Gelmini ad occhio e croce, ma invece trattasi di un articolo in vendita da loro (giuro...nda) così più stupita che persuasa dalla mia richiesta tira fuori un catalogo, dicendomi prontamente che "qualora lo avesse trovato sul catalogo, me lo avrebbe potuto anche ordinare" ( ovviamente la frase è mia perché non avrebbe centrato un congiuntivo nemmeno leggendo...nda). Oplà apre il catalogo e lo sfoglia...arrivata ad una cosa che si poteva avvicinare a quello che chiedevo, la fermo e con il catalogo al contrario leggo comunque che erano proprio quello che cercavo. Lei, nonostante fosse a favore di lettura non trova la dicitura e mi dice "Glielo giro così magari legge meglio?" Per me, va bene, penso io, ma per te come facciamo, visto che non lo sai leggere nemmeno diritto?
Parentesi chiusa, fosse per me io in quel negozio non ci entrerei più...poi il paesino è piccolo, i negozi languono e forse quando avrò dimenticato l'accaduto ci rientrerò tranquillamente.
Tra l'altro questa appartiene alla categoria commessa-proprietaria, le peggio...perché se la commessa non sa fare il suo mestiere il proprietario è costretto comunque a pagarle lo stipendio, ma se non lo sa fare la proprietaria credo che sia un guaio.
Esiste poi il tipo che si offende se non trovi qualcosa di tuo gradimento nel suo negozio, così tu chiedi una cosa e lei ti dice no, non c'è, ne chiedi un'altra e lei, no, non li abbiamo mai avuti, rincalzi la dose e vai con la terza richiesta, mi dispiace l'avevamo, ma adesso è finito...tu, a quel punto cedi e vai via, del resto acquistare qualcosa che non ti serve o che non ti piace con questi chiari di luna non è proprio cosa e lei quando tu esci ti mette su il muso, con la severa espressione di un bambino a cui non hai comprato le caramelle e quasi quasi non ti saluta più o se lo fa lo fa con molta difficoltà...
Ma ci sono anche quelle brave, quelle che lavorano bene, che riescono a venderti l'impossibile e tu sei contenta...quelle che entri che hai bisogno solo di una cosina ed esci con due buste piene, e quelle di solito spariscono, licenziate, trasferite...insomma perse. A questo proposito colgo l'occasione per cercare la mia commessa preferita che era la direttrice di un negozio di abbigliamento per bambini di una marca nota...chiunque avesse capito e avesse notizie di dove sia andata a finire è pregato di dirmelo.
Ed infine, per ultima ma solo nella mia lista immaginaria ci sono le artiste commesse, costrette a vendere la propria arte a gente incompetente ed insolente, e questo non dovrebbe succedere. L'artista dovrebbe essere libera di dare sfogo alla sua vena creativa senza combattere con bollette e pagamenti, ma purtroppo in Italia cultura e arte difficilmente danno da mangiare.
sabato 7 gennaio 2012
Assente in...giustificata
Scusate l'assenza, sono stata un po' lontana presa da mille e più cose...riassumendo velocemente: due pargoli, un lavoro vero ma lontano, feste, pranzi e tanti hobbies per distrarre i miei pensieri da quel lontano...
E proprio dei miei hobbies vi vorrei parlare...mi chiedo perché io abbia tanti interessi, tante cose a cui riesco ad appassionarmi fino allo sfinimento (soprattutto degli altri...nda).
Non potevo essere un'insegnante e una mamma senza tanta voglia di fare, eventualmente giusto la lettura ( che poi é la madre di tutte le mie passioni...perché qualsiasi cosa io decida di fare: ricamo, cucito, decoupage, decorazioni torte, io divoro libri e libri su tecniche, immagini e consigli...) oppure nemmeno quella, magari poteva piacermi Maria De Filippi o essere appassionata di qualche reality show o per la gioia di mio marito potevo essere una che voleva concorrere alla casalinga dell'anno e non accumulare panni da lavare o da stirare...ed invece no, sono una che ha mille interessi tutti perseguiti con la tenacia e la forza che può avere solo un hobby.
Cerco di spiegare meglio questa mia affermazione, vi siete mai trovati a dover fare qualcosa per forza entro un tempo determinato, una scadenza?? Immagino miliardi di volte... ebbene se nel mentre che dovete fare quel qualcosa riuscite a rubare qualche minuto per leggere un libro o per fare una qualsiasi altra cosa, quella cosa assume un sapore unico, profondo, quasi catartico.
Avrà un gusto particolare come se fosse una cosa talmente piacevole da essere unica nel suo genere.
Ma una volta terminata la cosa per cui avevate la scadenza, con più tempo a vostra disposizione se vi dedicate alla stessa cosa piacevole che avevate fatto nei ritagli di tempo, ebbene... non vi piacerà più, la cosa non avrà più quello stesso sapore unico, sarà più banalmente soltanto una perdita di tempo.
Almeno questo è quello che succede a me... ho passato nove mesi a casa senza lavoro e non mi sono dedicata a nessuna delle mie attività extra-lavorative sopra elencate, mi sapevano di poco, non riuscivano a darmi la sensazione che volevo...ora invece che ho un lavoro mi piace tutto, soprattutto la decorazione di torte con pasta di zucchero.
Mi piace la sensazione che mi dà il decorare torte, mi appaga tutti i sensi: l'olfatto ( mentre cucino la torta quel profumino che si spande per la casa di torta appena fatta, è semplicemente unico ti parla di casa, delle nonne e delle cose buone della vita), la vista (quando è finita, anche se non è perfetta e non lo è mai, sono una principiante... è un' esplosione di colori e guardarla con gli occhi dei bambini mi trasmette una sensazione di gioia), il tatto ( la pasta di zucchero che uso per decorare la torta va impastata a lungo nelle mai ed...avere le mani in pasta, è bello e stanca come solo il lavoro manuale sa fare) ed infine il gusto ( assaporare la torta per me è sempre un piacere e anche se non incontra i gusti di tutti, il mio lo appaga sempre).
Così ora sapete perché preferisco passare il mio tempo a sfornare e decorare una torta, piuttosto che stare in vostra compagnia e raccontarvi di qualche mia disavventura/avventura.
Ma tornerò presto, promesso...
E proprio dei miei hobbies vi vorrei parlare...mi chiedo perché io abbia tanti interessi, tante cose a cui riesco ad appassionarmi fino allo sfinimento (soprattutto degli altri...nda).
Non potevo essere un'insegnante e una mamma senza tanta voglia di fare, eventualmente giusto la lettura ( che poi é la madre di tutte le mie passioni...perché qualsiasi cosa io decida di fare: ricamo, cucito, decoupage, decorazioni torte, io divoro libri e libri su tecniche, immagini e consigli...) oppure nemmeno quella, magari poteva piacermi Maria De Filippi o essere appassionata di qualche reality show o per la gioia di mio marito potevo essere una che voleva concorrere alla casalinga dell'anno e non accumulare panni da lavare o da stirare...ed invece no, sono una che ha mille interessi tutti perseguiti con la tenacia e la forza che può avere solo un hobby.
Cerco di spiegare meglio questa mia affermazione, vi siete mai trovati a dover fare qualcosa per forza entro un tempo determinato, una scadenza?? Immagino miliardi di volte... ebbene se nel mentre che dovete fare quel qualcosa riuscite a rubare qualche minuto per leggere un libro o per fare una qualsiasi altra cosa, quella cosa assume un sapore unico, profondo, quasi catartico.
Avrà un gusto particolare come se fosse una cosa talmente piacevole da essere unica nel suo genere.
Ma una volta terminata la cosa per cui avevate la scadenza, con più tempo a vostra disposizione se vi dedicate alla stessa cosa piacevole che avevate fatto nei ritagli di tempo, ebbene... non vi piacerà più, la cosa non avrà più quello stesso sapore unico, sarà più banalmente soltanto una perdita di tempo.
Almeno questo è quello che succede a me... ho passato nove mesi a casa senza lavoro e non mi sono dedicata a nessuna delle mie attività extra-lavorative sopra elencate, mi sapevano di poco, non riuscivano a darmi la sensazione che volevo...ora invece che ho un lavoro mi piace tutto, soprattutto la decorazione di torte con pasta di zucchero.
Mi piace la sensazione che mi dà il decorare torte, mi appaga tutti i sensi: l'olfatto ( mentre cucino la torta quel profumino che si spande per la casa di torta appena fatta, è semplicemente unico ti parla di casa, delle nonne e delle cose buone della vita), la vista (quando è finita, anche se non è perfetta e non lo è mai, sono una principiante... è un' esplosione di colori e guardarla con gli occhi dei bambini mi trasmette una sensazione di gioia), il tatto ( la pasta di zucchero che uso per decorare la torta va impastata a lungo nelle mai ed...avere le mani in pasta, è bello e stanca come solo il lavoro manuale sa fare) ed infine il gusto ( assaporare la torta per me è sempre un piacere e anche se non incontra i gusti di tutti, il mio lo appaga sempre).
Così ora sapete perché preferisco passare il mio tempo a sfornare e decorare una torta, piuttosto che stare in vostra compagnia e raccontarvi di qualche mia disavventura/avventura.
Ma tornerò presto, promesso...
giovedì 17 novembre 2011
Felicitazioni...
Come tutti voi sapete, o forse no, ho lasciato finalmente il mondo insulso del precariato e ho finalmente un lavoro vero, retribuito e a tempo indeterminato: sono ...tada...rullo di tamburi...insegnante di chimica di ruolo alle scuole superiori. Sììì!
Sono riuscita cioè, seppure tra mille difficoltà, a fare delle mie due passioni: la chimica e le parole una professione vera. E non sapete quanto ne sono felice, e quanto mi ha reso felice poterlo comunicare al mio ex capo.
É andata più o meno così... ci siamo visti in occasione di una festa a cui sono stata regolarmente invitata ( non mi sono neanche dovuta imbucare...) nel mio ex laboratorio bunker.
Dopo i festeggiamenti e le congratulazioni alle festeggiate (era anche quello un festeggiamento per chi era salito all'Olimpo degli Indeterminati...ndr)mi sono fermata a parlare con lei, la fuher...
Dopo un solito scambio di convenevoli, i miei infarciti di ringraziamenti e di gentilezze ( non so perché ma provo un piacere quasi macabro a ringraziare i maleducati, mi fa sentire meglio o forse solo diversa da loro...chissà...) e i suoi ricchi di grugniti e smorfie di disgusto ( fanno parte del suo disappunto per la mia semplice esistenza...) lei, la doc in carriera con due figli che crescono da soli perché sanno che la mamma ha cose più importanti a cui pensare, mi chiede con strano tono mellifluo: ora, quindi, cosa sta facendo la mamma a tempo pieno?
Che voleva dire più o meno: ora che non lavora più gratis per me non troverà altro per il resto della sua vita e farà la casalinga che le piaccia o meno, e la sua laurea la potrà usare come carta igienica, insieme al dottorato da lei tanto voluto.
Allora lì mi sono sentita quasi in dovere di risponderle che sì facevo la mamma a tempo pieno perché lo stato me la paga come maternità in quanto ho avuto un incarico a scuola.
Lei, un po' indispettita dalla cosa, ma pensando ad un incarico a tempo determinato rincalza...e poi si vedrà... versione fatal /stronz..istica del mio insulso futuro.
Ed io, sempre con toni super gentili ( mi facevo quasi schifo da sola tanto ero zuccherosa...): mi dispiace solo, che forse devo rimandare l'anno di prova perché con il bimbo piccolo le assenze le supererò sicuramente.
ANNO DI PROVA?...il tono della di lei voce si alza quasi a voler ribadire l'incredulità della cosa, la "signora" sa che se parlo di anno di prova parlo di ruolo...sparisce il sorrisetto imbecille (che non la imbelle per niente tra l'altro) e compare lo sguardo dell'assassino...ora sì che l'obiettivo è raggiunto.
Posso andarmene, perché dire al tuo ex capo che non lavorerai mai più per lei perché hai trovato di meglio...non ha prezzo!!
Sono riuscita cioè, seppure tra mille difficoltà, a fare delle mie due passioni: la chimica e le parole una professione vera. E non sapete quanto ne sono felice, e quanto mi ha reso felice poterlo comunicare al mio ex capo.
É andata più o meno così... ci siamo visti in occasione di una festa a cui sono stata regolarmente invitata ( non mi sono neanche dovuta imbucare...) nel mio ex laboratorio bunker.
Dopo i festeggiamenti e le congratulazioni alle festeggiate (era anche quello un festeggiamento per chi era salito all'Olimpo degli Indeterminati...ndr)mi sono fermata a parlare con lei, la fuher...
Dopo un solito scambio di convenevoli, i miei infarciti di ringraziamenti e di gentilezze ( non so perché ma provo un piacere quasi macabro a ringraziare i maleducati, mi fa sentire meglio o forse solo diversa da loro...chissà...) e i suoi ricchi di grugniti e smorfie di disgusto ( fanno parte del suo disappunto per la mia semplice esistenza...) lei, la doc in carriera con due figli che crescono da soli perché sanno che la mamma ha cose più importanti a cui pensare, mi chiede con strano tono mellifluo: ora, quindi, cosa sta facendo la mamma a tempo pieno?
Che voleva dire più o meno: ora che non lavora più gratis per me non troverà altro per il resto della sua vita e farà la casalinga che le piaccia o meno, e la sua laurea la potrà usare come carta igienica, insieme al dottorato da lei tanto voluto.
Allora lì mi sono sentita quasi in dovere di risponderle che sì facevo la mamma a tempo pieno perché lo stato me la paga come maternità in quanto ho avuto un incarico a scuola.
Lei, un po' indispettita dalla cosa, ma pensando ad un incarico a tempo determinato rincalza...e poi si vedrà... versione fatal /stronz..istica del mio insulso futuro.
Ed io, sempre con toni super gentili ( mi facevo quasi schifo da sola tanto ero zuccherosa...): mi dispiace solo, che forse devo rimandare l'anno di prova perché con il bimbo piccolo le assenze le supererò sicuramente.
ANNO DI PROVA?...il tono della di lei voce si alza quasi a voler ribadire l'incredulità della cosa, la "signora" sa che se parlo di anno di prova parlo di ruolo...sparisce il sorrisetto imbecille (che non la imbelle per niente tra l'altro) e compare lo sguardo dell'assassino...ora sì che l'obiettivo è raggiunto.
Posso andarmene, perché dire al tuo ex capo che non lavorerai mai più per lei perché hai trovato di meglio...non ha prezzo!!
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