mercoledì 30 maggio 2012

Io e le commesse...

Lo so , lo so...i miei post sono sempre più radi, ma così è... anche se non vi pare, purtroppo.
Comunque non sono qui per divagare.
 Io e le commesse, come dice il titolo, abbiamo sempre avuto un rapporto difficile, tempestato di alti e bassi, di rotture e amicizie...insomma direi una relazione complicata, come va ora di moda.
Che poi non capisco perché le persone decidano, in pieno possesso delle loro facoltà, di avere una relazione complicata con chicchessia...ma se va bene a loro, a me non tanto nemmeno con le commesse.
Quando ero piccola, ormai secoli fa, mi piaceva molto fare la commessa, vendevo qualsiasi cosa si trovasse in casa, soprattutto le scarpe di mia zia, con suo sommo piacere. Mi piaceva servire il fantomatico cliente, soddisfarlo in qualche modo, con la cosa che cercava e poi impacchettare l'oggetto, ringraziare, prendere la giusta ricompensa in denaro, tutti gesti dal fascino estremo, almeno per me.
Ora da adulta mi trovo a combattere con gente che è come se fosse improvvisata in quel ruolo, non che si debba studiare per fare la commessa, per carità ma saperci fare è molto importante.
Giorni fa entro in un negozio e chiedo se avevano un articolo specifico, la signorina mi guarda come se avessi appena chiesto un acceleratore di particelle portatile alla Gelmini ad occhio e croce, ma invece trattasi di un articolo in vendita da loro (giuro...nda) così più stupita che persuasa dalla mia richiesta tira fuori un catalogo, dicendomi prontamente che "qualora lo avesse trovato sul catalogo, me lo avrebbe potuto anche ordinare" ( ovviamente la frase è mia perché non avrebbe centrato un congiuntivo nemmeno leggendo...nda). Oplà apre il catalogo e lo sfoglia...arrivata ad una cosa che si poteva avvicinare a quello che chiedevo, la fermo e con il catalogo al contrario leggo comunque che erano proprio quello che cercavo. Lei, nonostante fosse a favore di lettura non trova la dicitura e mi dice "Glielo giro così magari legge meglio?" Per me, va bene, penso io, ma per te come facciamo, visto che non lo sai leggere nemmeno diritto?
Parentesi chiusa, fosse per me io in quel negozio non ci entrerei più...poi il paesino è piccolo, i negozi languono e forse quando avrò dimenticato l'accaduto ci rientrerò tranquillamente.
Tra l'altro questa appartiene alla categoria commessa-proprietaria, le peggio...perché se la commessa non sa fare il suo mestiere il proprietario è costretto comunque a pagarle lo stipendio, ma se non lo sa fare la proprietaria credo che sia un guaio.
Esiste poi il tipo che si offende se non trovi qualcosa di tuo gradimento nel suo negozio, così tu chiedi una cosa e lei ti dice no, non c'è, ne chiedi un'altra e lei, no, non li abbiamo mai avuti, rincalzi la dose e vai con la terza richiesta, mi dispiace l'avevamo, ma adesso è finito...tu, a quel punto cedi e vai via, del resto acquistare qualcosa che non ti serve o che non ti piace con questi chiari di luna non è proprio cosa e lei quando tu esci ti mette su il muso, con la severa espressione di un bambino a cui non hai comprato le caramelle e quasi quasi non ti saluta più o se lo fa lo fa con molta difficoltà...
Ma ci sono anche quelle brave, quelle che lavorano bene, che riescono a venderti l'impossibile e tu sei contenta...quelle che entri che hai bisogno solo di una cosina ed esci con due buste piene, e quelle di solito spariscono, licenziate, trasferite...insomma perse. A questo proposito colgo l'occasione per cercare la mia commessa preferita che era la direttrice di un negozio di abbigliamento per bambini di una marca nota...chiunque avesse capito e avesse notizie di dove sia andata a finire è pregato di dirmelo.
Ed infine, per ultima ma solo nella mia lista immaginaria ci sono le artiste commesse, costrette a vendere la propria arte a gente incompetente ed insolente, e questo non dovrebbe succedere. L'artista dovrebbe essere libera di dare sfogo alla sua vena creativa senza combattere con bollette e pagamenti, ma purtroppo in Italia cultura e arte difficilmente danno da mangiare.





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